TRACCIA N. 1 DI DIRITTO PENALE DEL 14.12.2016
Tizio, avendo intenzione di intraprendere l’esercizio di una attività di somministrazione di alimenti e bevande, chiede l’iscrizione nell’apposito registro pubblico utilizzando il modulo di domanda predisposto dalla locale Camera di Commercio.
In epoca successiva all’ottenimento dell’iscrizione ed all’inizio dell’attività, Tizio viene però rinviato a giudizio per il reato di cui agli artt. 48 e 479 c.p., per aver dichiarato falsamente, nella parte della domanda relativa al possesso dei requisiti morali e professionali, di non aver mai riportato condanne per reati in materia di stupefacenti.
Tizio si reca dunque da un legale per un consulto e dopo aver rappresentato quanto sopra. Precisa di non aver compreso al momento della redazione della dichiarazione sostitutiva di certificazione in questione che i requisiti morali e professionali richiesti consistessero nel non aver riportato condanne per reati in materia di stupefacenti, in quanto il modulo conteneva esclusivamente il richiamo ad alcuni articoli di legge speciali, senza riportarne il testo né fornire alcuna spiegazione al riguardo.
Assunte le vesti del legale di Tizio, rediga il candidato un motivato parere, illustrando le questioni sottese alle fattispecie in esame e le linee di difesa del proprio assistito.
POSSIBILE SOLUZIONE SCHEMATICA TRACCIA N. 1 DI DIRITTO PENALE DEL 14.12.2016
La soluzione poteva muoversi su due direttrici logiche:
-autorìa mediata ex artt. 48-479 c.p.;
-reato ex art. 483 c.p.
Tizio può essere ritenuto penalmente responsabile secondo il modello ex artt. 48-479 c.p.?
In ottica difensiva (“linee di difesa del proprio assistito”), si poteva rispondere negativamente principalmente perché non sussiste il dolo in capo a Tizio.
Tizio potrebbe allora rispondere del reato ex art. 483 c.p.?
Anche qui, in ottica difensiva, si poteva rispondere negativamente perché:
-Tizio ha agito con colpa (“non aver compreso”) consistita nel non essersi attivato per approfondire le leggi richiamate (“richiamo ad alcuni articoli di legge speciali”) in sede di dichiarazione sostitutiva; diversamente, la norma de qua esige il dolo;
-potrebbe essersi trattato di errore su legge extrapenale che ha cagionato un errore sul fatto della dichiarazione sostitutiva, ex art. 47 u.c. c.p.
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TRACCIA N. 2 DI DIRITTO PENALE DEL 14.12.2016
Tizio rappresentante della società Alfa avendo saputo che sarebbe stata da lì a poco bandita una gara d’appalto del servizio di somministrazione dei pasti nell’ospedale pubblico Beta, contatta con il suo amico di vecchia data, Mevio, preposto alla predisposizione del bando di gara, che acconsente a consegnargli interamente i documenti pre-gara.
Grazie alle informazioni avute la società Alfa si aggiudica l’appalto.
Successivamente pero’ la Guardia di finanza sequestra presso l’abitazione di Mevio alcuni appunti manoscritti concernenti la fase preparatoria della gara con i quali Tizio aveva dato indicazioni per modificare le condizioni del bando in senso favorevole alla propria società Alfa (indicazioni poi rivelatesi recepite nella versione definitiva del detto bando di gara).
Il candidato assunte le vesti di Tizio individui le fattispecie di reato configurabili a carico di entrambi i soggetti e gli istituti giuridici applicabili.
POSSIBILE SOLUZIONE SCHEMATICA TRACCIA N. 2 DI DIRITTO PENALE DEL 14.12.2016
La traccia chiedeva di individuare “le fattispecie di reato configurabili” in capo a Tizio e Mevio, con la conseguenza che si potevano esporre ipotesi al fine di verificarne l’esattezza.
Poteva sussistere il reato ex art. 353 bis c.p.?
La risposta poteva essere negativa in quanto tale reato riguarda i casi di bando non espletato; la fattispecie colpisce la turbata libertà nell’ambito del procedimento amministrativo, mentre nel caso de quo vi è stata una vittoria del bando di gara.
Poteva sussistere il reato ex art. 353 c.p.?
La risposta affermativa era predicabile, venendo in rilievo un turbamento della gara.
Era da escludere un’eventuale presenza del reato ex art. 323 c.p. per difetto di dolo intenzionale.
Poteva affermarsi la configurabilità del reato ex art. 326 c.p.?
Si poteva rispondere positivamente dovendo, però affrontare anche il problema dell’eventuale concorso di reati con quello di cui all’art. 353 c.p.; questo poteva anche essere risolto negativamente, evidenziando l’assorbimento o specialità dell’art. 353 c.p. rispetto all’art. 326 c.p.
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