L’evoluzione digitale sta imponendo dei cambiamenti anche nel mondo dell’amministrazione della Giustizia, e da tempo si è iniziato a guardare ad una prospettiva futura ove i processi non siano più resi da avvocati e giudici in presenza, bensì siano frutto dell’elaborazione di un algoritmo, di una formula matematica; l’esigenza di certezza applicativa delle norme e la ricerca di una giustizia c.d. “giusta” al caso concreto, hanno indotto molti giuristi – soprattutto dell’area di common law – ad esplorare la c.d. “giustizia predittiva” ovvero la possibilità di affidare la risoluzione delle controversie ad un calcolo matematico, basandosi anche sul precedente giurisprudenziale.
Immaginiamo un futuro ove la durata di un processo è di pochi minuti, ovvero il tempo necessario di inserire i dati delle parti, la documentazione allegata alle rispettive richieste e difese, ed attendere che l’Algoritmo elabori la sentenza: la Giustizia 4.0, quindi, che vorrebbe essere “perfetta” (in un certo senso), rapida, effettivamente imparziale, ed omogenea in tutti i casi analoghi.
Abbiamo quindi intervista il Prof. Avv. Luigi Viola, autore del volume I “Interpretazione della legge con modelli matematici” e del successivo volume II “valutazione delle prove secondo prudente apprezzamento”, entrambi editi da Diritto Avanzato.
Siamo andati a chiedere all’autore se, nel futuro, si potrà veramente immaginare una Giustizia totalmente de materializzata o se, come appare più probabile, l’algoritmo possa essere utilizzato a supporto degli avvocati nella preparazione delle cause e nella individuazione della soluzione più probabile (fatto, questo, che già avviene in alcuni studi legali internazionali).
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